XI

Come ha scritto Gianni Brera, nella sua pseudo-agiografia su Helenio Herrera risalente ormai a cinquant'anni fa, "la squadra di calcio va considerata alla stregua di un mistero agonistico: nasce quasi sempre per caso, e il più delle volte non nasce neppure: è un'accolita precaria di pedatori scombinati e fra loro troppo diversi per concordare: il vecchione ancor abile ma lento; il giovanotto volonteroso ma incapace; i due assi famosi che si elidono ...". HH fu un mirabile e discutibile costruttore (e distruttore) di XI, dei quali almeno un paio epocali (il Barça e l'Inter).

Ma quanti sono, e quali, gli XI che vale la pena di ricordare? E per quali motivi? I cicli vittoriosi, la spettacolarità del gioco proposto, la dimensione 'rivoluzionaria', la presenza di grandi o grandissimi calciatori, e altro ancora. Certo, ci sono grandi giocatori, ma anche e soprattutto grandi squadre. Di solito sono connubi inscindibili, e pongono una questione epistemologica irrisolta: per capire il football (e la sua storia) da dove è meglio iniziare? Dai calciatori immortali o dagli XI immortali, o dai grandi maestri, portatori di idee innovatrici e di modi diversi di interpretare il gioco?

La domanda è da sempre destinata a sollecitare risposte diverse. Qui ci limitiamo a recitare il grande catalogo dei capolavori e degli indimenticabili maestri. E un po' di spazio lo destiniamo anche a quelle 'orchestrine' che hanno suonato musica per una sola stagione; o che nessuno ricorda.